Come affrontare la “malattia” con la psiconcologia A cura della Dott.ssa Floriana De Michele, Psicologa Psicoterapeuta Psiconcologa

A molte persone può capitare di conoscere un parente , anziano o meno, oppure un amico, che si trova ad attraversare un periodo poco felice della sua esistenza: la battaglia con una malattia. Questa persona si trova spesso a combattere da solo ed è difficile non soccombere anche psicologicamente quando si è completamente soli. Del resto è opinione comune non volere trattare questo argomento , evitando anche talvolta il solo contatto con queste persone che vengono viste come segnate.

psiconcologia

E allora è il caso di accendere una speranza anche per loro, perché la vita stessa è speranza e siamo vivi finchè essa ha motivo di esistere. “È possibile con degli interventi psicologici migliorare la qualità della vita di queste persone?”. La risposta è SI! E’ vero che le persone che entrano in questo percorso devo adattarsi ad una nuova condizione fisica, mentale, ambientale, sociale.

Molte sono le variabili , e molte le fasi che la persona può trovarsi ad attraversare. Di tutto ciò parlo in modo approfondito nel post del mio blog che potrete leggere in: oncologia tumori avezzano. Possiamo anticipare che tre sono gli stati d’animo predominanti : rifiuto (della malattia), ansia (derivante dalla solitudine), depressione (come segno di rassegnazione). Un momento importante è la comunicazione della diagnosi che provoca un vero terremoto interiore e stati d’animo complessi che andrebbero gestiti con l’aiuto dello psicologo oncologico.

Può causare inizialmente rabbia on anche tristezza dover affidare i propri sentimenti ed angosce ad una persona esterna, come lo psicologo, ma quella di chiedere aiuto è sempre la strada migliore. Non sempre abbiamo dentro di noi tutte le risorse necessarie per poter reagire a questo tipo di eventi, e questo è senz’altro il momento giusto. Anche quando ci sembra di non aver più le forze val la pena tentare, perché il fatto di sentirsi svuotato ed esaurito può essere la nostra percezione della realtà.

Un altro momento importante del percorso che stiamo esaminando è la fase del decorso, del come lo si affronta, ossia l’adeguamento alla terapia, o peggio il rifiuto delle cure. Si parla di coping, cioè di come si percepisce il controllo sulla malattia. Questo infatti può essere avvertito come interno (locus interno), ossia si crede di avere un controllo sugli eventi, o come esterno (locus esterno) si reagisce passivamente a quanto succede.

Nel mio lavoro sono a contatto con la realtà delle persone che attraversano un periodo di difficoltà e mi accorgo che spesso l’ostacolo consiste nella loro incapacità a chiedere aiuto, perché lo psicologo è quella persona che è pronta ad operare mettendo la persona al centro dell’intervento e prendendosi cura della sofferenza, rispettandone tutte gli aspetti della dignità umana.

Anche quando la malattia è superata, o quantomeno tenuta sotto controllo, vi è il periodo di ritorno al lavoro, il cosiddetto ritorno alla normalità. Riprendere i contatti con i colleghi e le problematiche del lavoro, quando si ha alle spalle una malattia, può sembrare certamente difficile, e serve coraggio. Il coraggio è la forza spirituale che bisogna ritrovare dentro di sé, ancora una volta facendosi aiutare non solo psicologicamente, ma anche per riorganizzarsi e far superare i pregiudizi che spesso nascono, e far valere i diritti che certo esistono. Affrontare le problematiche suddette si può con l’aiuto esperto che posso offrirti nel mio studio, ad Avezzano, dove puoi contattarmi.

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