Il tumore al seno, noto anche come carcinoma mammario, è una patologia che interessa la mammella e che, in base all’evoluzione che raggiunge, può essere classificato in maniera diversa: il primo stadio, infatti, è quello che confina la neoplasia all’interno del tessuto adiposo del seno. Quando il tumore, evolvendosi e progredendo, si espande nei distretti circostanti o nei tessuti della parete toracica si raggiunge il secondo o il terzo stadio di valutazione. Si classifica al quarto stadio la patologia giunta al suo livello di evoluzione più estremo, ossia quando il tumore al seno diventa metastatico e si espande ad altre parti del corpo. L’analisi scrupolosa del tessuto tumorale è fondamentale per avviare una terapia efficace: esistono infatti numerosi tipi di cancro alla mammella ed ognuno richiede un trattamento dedicato. Secondo l’AIRC, in Italia si registrano mediamente circa 48.000 casi accertati annui di tumori alla mammella: di questa percentuale, solo una minoranza pari all’1% interessa pazienti di sesso maschile.
Il tipo di neoplasia più comunemente diagnosticato in questi casi è il carcinoma: quasi 1/3 di questi risulta far capo ad un tumore maligno. Le fasce d’età più interessate dalla malattia sono quella compresa tra 0 e 49 anni (41% dei casi) e quella compresa tra i 50 ed i 69 (35%). Molto più ridotto è il rischio al quale sono sottoposti i soggetti più anziani. Fortunatamente il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è molto alto ed in costante ascesa: dall’81% del 1990 si è lentamente saliti fino all’attuale 87%, grazie ad alcune importanti campagne mediatiche che hanno sensibilizzato i pazienti riguardo all’importanza della prevenzione.
Quali sono i fattori di rischio?
Sono numerosi i fattori di rischio in grado di avere un peso rilevante nella formazione della malattia: in primo luogo, come avviene per buona parte delle patologie tumorali, giocano un ruolo di primaria importanza fattori genetico-costituzionali ed ereditari: individui che appartengono a nuclei familiari nei quali si sono riscontrati casi di tumori accertati sono tendenzialmente più soggetti di altri a contrarre la malattia.
Naturalmente il tumore al seno è una patologia che può essere innescata anche dallo stile di vita: sovrappeso, obesità, fumo, abuso di alcol e una dieta poco equilibrata contribuiscono a facilitare il profilarsi della neoplasia. A tutto ciò si tende ad associare anche fattori quali l’età e la tardività della prima gravidanza o dell’ingresso in menopausa. Alcuni studiosi hanno individuato un legame tra l’impianto di particolari tipi di protesi mammarie e la formazione di alcuni dei tumori al seno più rari: gli episodi registrati sono comunque isolati e circoscritti, quindi il rischio oggettivo rimane ancora piuttosto limitato.
Come si manifesta?
Secondo l’orientamento seguito dalla medicina, l’obiettivo primario di ogni struttura medica è quello di diagnosticare il tumore prima che esso produca sintomi visibili: in questo senso la prevenzione gioca un ruolo di primaria importanza. Osservando con attenzione il seno è possibile scorgere anche ad occhio nudo alcuni segnali in grado di fare luce sulla possibilità che la patologia possa configurarsi: l’aumento di consistenza, riscontrabile anche con l’autopalpazione, può essere determinato dalla presenza anomala di noduli da esaminare. Sono variabili da tenere in considerazione la presenza di alcuni piccoli solchi della cute (visibili ponendosi a braccia alzate davanti allo specchio) e la formazione di secrezioni e lesioni nell’area dei capezzoli. Piuttosto importante è, infine, non trascurare l’eventuale ingrossamento dei linfonodi che si trovano sotto alle ascelle.
Prevenzione: quando iniziare?
La prevenzione è un processo fondamentale per scongiurare il rischio di contrarre la malattia o per diagnosticarla in maniera tempestiva: per questo motivo i controlli devono essere frequenti, costanti e scrupolosi a partire dai vent’anni: i soggetti più giovani possono procedere anche autonomamente alla palpazione del seno e consultarsi con il proprio medico curante nel caso in cui riscontrassero delle anomalie evidenti. All’autocontrollo devono essere affiancati una visita ginecologica da ripetersi a cadenza annuale e lo svolgimento di test genetici e di visite senologiche.
Cosa fare dopo i 50 anni
Dopo i 50 anni è molto importante procedere a rilievi strumentali periodici e a visite specifiche: tra gli esami previsti figura la mammografia, che deve essere ripetuta ogni due anni. Può essere opportuno affiancare a questo esame anche degli accertamenti personalizzati da pianificare in concerto con il proprio medico curante. Ai fini del buon esito del processo diagnostico può giocare un ruolo molto importante anche la risonanza magnetica chiusa ad alto campo: questo genere di screening permette di ricavare immagini molto dettagliate, che si caratterizzano anche per un altissimo livello di contrasto. Queste immagini aiutano ad identificare l’esatto stato di salute di diversi tessuti e di facilitare la diagnosi.
Consigli per l’uomo
Adottare uno stile di vita sano, evitare di eccedere nell’uso di alcol e farmaci e seguire una dieta regolare sono consigli utili a scongiurare il rischio di formazione della neoplasia per l’uomo come per la donna.
Conclusioni
Nell’ottica di tracciare una tempestiva diagnosi della malattia e di monitorare in maniera costante e scrupolosa la salute del proprio corpo, la prevenzione rappresenta un’arma di estrema importanza. Sottoporsi a controlli periodici e programmati, personalizzandoli in base alle proprie specifiche caratteristiche fisiche, può essere la soluzione più adatta a scongiurare il profilarsi della malattia o ad affrontarla nella maniera più corretta.